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Il teatro della vita...ovvero lo psicodramma




Quanti personaggi si interpretano nella propria giornata e quanti ancor di più nella propria vita…

Ogni giorno ognuno di noi gioca una sorprendente varietà di ruoli: genitore, figlio, professionista, amico, amante, cittadino, capo, dipendente, insegnante, studente ed è mille volte attore e mille volte regista contemporaneamente

In tutti questi personaggi ognuno di noi esprime il proprio modo di interpretare il mondo e di interagire con esso. Così in ogni personaggio affidiamo una parte di noi unica ed originale rimanendo pur sempre noi stessi.


Non ci si stupiamo neppure quando riceviamo o diamo rimandi diversi ad una stessa persona…”i tuoi figli sono proprio educati…” dicono i genitori dei loro compagni di scuola, “tuo marito è proprio un tipo simpatico e disponibile…” dicono le sue colleghe di lavoro, “a tua moglie va sempre tutto bene…si fa sempre i fatti suoi….” E mentre si ascoltano queste parole ci sale la rabbia e vorremmo dire “….ma di chi state parlando?”, invece annuiamo e facciamo finta di esserne consapevoli…

Troppo spesso ci sentiamo incitati ad “Essere noi stessi” …come se fosse facile aderire a questa esortazione, come se fosse facile integrare tutti i nostri ruoli nel copione della nostra vita, come se fosse facile trovare quel filo conduttore che da il senso al nostro agire quotidiano.

In ogni scelta, in ogni gesto, in ogni pensiero rivendichiamo la nostra libertà, la nostra originalità che ci rende esclusivi ed originali e allo stesso tempo rivendichiamo la necessità di uniformarci, di adattarci e di intraprendere una strada comune che ci metta al riparo dall’essere unici, diversi, spaventati e soprattutto soli.

“Essere se stessi” ci riporta in una dimensione di “spontaneità” che, per definizione, evoca concetti di naturalezza e di libertà. Spontaneità come possibilità di rivedere il nostro copione, di dare una nuova risposta al solito problema, o anche di dare una risposta adeguata ad una situazione nuova e non conosciuta.

Ogni qualvolta si ha a che fare con una scelta e con una presa di coscienza, si è in presenza di un occasione di crescita, e tuttavia quello che ci mette a dura prova è coniugare il nostro desiderio di originalità ed unicità con l’ancestrale paura della solitudine.

Anche se inadeguato e non funzionale alla nostra vita attuale, spesso è difficile abbandonare il solito copione, che sicuramente viene sostenuto da mille buone ragioni che ci riportano a percorrere i vecchi sentieri conosciuti del nostro agire.


Lo psicodramma è una tecnica terapeutica di gruppo che si fonda sulla possibilità di considerare sia l’oggettività della vita reale e nello stesso tempo la complessità, l’unicità e l’ originalità dell’essere umano.


Lo psicodramma è stato definito un modo di interpretare la vita senza essere puniti per gli errori, cioè di vivere la crescita nel momento stesso in cui essa si sta compiendo


Nato a Vienna nella prima metà del ‘900 grazie a J.Moreno come “Teatro della spontaneità” prese il nome di psicodramma, letteralmente “azione della mente” indicando chiaramente la necessità di promuovere e stimolare in ciascun partecipante le proprie capacità trasformative e creative che possono farci mutare continuamente nel nostro cammino esistenziale.

Lo psicodramma, come dice il nome, si basa sulla vita stessa e non utilizza in modo esclusivo l’elaborazione verbale, come la maggior parte delle tecniche terapeutiche, bensì stimola e utilizza quelle capacità che risiedono tanto nel corpo (sede dell’azione) quanto nella mente. Capacità che solo dialogando, stabilendo una connessione stimolano e suscitano in ciascun partecipante l’emergere di una personalità sempre più integrata armonicamente.




Lo psicodramma si basa sulla vita stessa ed è una terapia delle relazioni per chiunque.

All’interno del gruppo ciascun membro può sperimentare, incentivare, gestire le proprie :


ABILITA' EMOTIVE

ABILITA’ COGNITIVE

ABILITA’ RELAZIONALI

ABILITA’ IMMAGINIFICHE

ATTITUDINI COMPORTAMENTALI

Lo psicodramma offre al nostro corpo l’affascinante opportunità di essere ascoltato, di tornare ad essere un tutt’uno con la nostra mente e di comunicare liberamente.


Per dirla con C.G.Jung lo psicodramma offre la possibilità di superare la secolare divisione mente-corpo che “ha trasformato gli déi in malattie”, cioè di oltrepassare quel distacco che ha reso inaccessibile la nostra capacità di simbolizzare, di produrre nuove forme e nuove risposte ai nostri disagi, ai nostri problemi.

Un corpo frammentato che portiamo dall’ortopedico per il male al ginocchio, dal dentista per il mal di denti, dal cardiologo per il cuore e di quanti altri specialisti potremmo elencare le peculiarità.

Un corpo che ha perso la possibilità di essere considerato in un’ottica integrale ed integrata e che aspetta solo l’occasione di poterlo fare.

Nel gruppo ciascun partecipante può intravedere nuove strade di cambiamento, può rendere conscio un processo inconscio e può guadagnare controllo sul proprio comportamento.

Il gruppo può condividere il peso delle realtà emotive e lo spazio psicodrammatico diviene, in tal modo, una sorta di temenos - recinto sacro - ove tutto lo scenario psichico può prendere forma .

Il ruolo principale è dell’immagine, e non della parola come solitamente accade, quell’immagine che prende forma attraverso l’azione del corpo che ci dona il raggiungimento di una maggior consapevolezze, e che ci aiuta a risolvere i conflitti reali della vita quotidiana, e ad uscire dalle trappole dei copioni delle nostre vite.



“Dare un senso alla vita può condurre a follia ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio è una barca che anela al mare eppure lo teme”. Masters, 1914 ​​


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